Charlotte Brontë

Una ragazza inglese è ispirato al romanzo Jane Eyre di Charlotte Brontȅ. Solo ispirato, nulla più di qualche scena, qualche nome, e qualche passaggio di trama, non mi sogno certo di azzardare paragoni!

Stiamo parlando di un capolavoro dell’Ottocento – la prima edizione è del 1847 pubblicata con lo pseudonimo Currer Bell – ancora così attuale da essere stato citato dal premio Nobel Ishiguro come esempio da seguire.

La prima edizione del 1947

La vera Jane Eyre resta un personaggio irraggiungibile il cui valore va ben oltre il romanzo, poiché simboleggia, in un’epoca tanto diversa dalla nostra, la forza di una giovane donna, capace di ribellarsi alle imposizioni e di rifiutare gli stereotipi, di costruirsi da sola una professione solida, nonostante un destino difficile e avverso, di combattere ogni ingiustizia fin da quando è bambina, riuscendo a conciliare il proprio rigore morale e religioso con le ragioni del  cuore.

Non proprio un’intuizione!

Il film del 1934 con Colin Clive e Virginia Bruce

Basta cercare Adaptations of Jane Eyre per scoprire che ne sono stati tratti decine di film, serie tv, spettacoli teatrali, balletti, musical oltre a innumerevoli riscritture, prequel, sequel e spin off.

Mio figlio, che è ancora un bambino e non ne aveva mai sentito parlare, da quando ha saputo cosa stavo cercando di fare mi ha raccontato di aver notato Jane Eyre citata dentro Diario di una Schiappa e nel videogioco Infamous. Insomma, non ho avuto un’idea così originale!

Scriverlo, però, è stato appassionante e stimolante insieme, un po’ perché scrivere mi piace a prescindere,
un po’ perché l’idea di seguire quella traccia era anche una sfida.

Ruth Wilson nella miniserie BBC del 2006

Io e Jane

Ho letto la prima volta Jane Eyre intorno ai dodici anni e ne sono stata risucchiata.

Alcuni elementi mi erano rimasti impressi in maniera indelebile fin da allora, anche se, prima di provare a scrivere, mi sono comunque imposta di rileggerlo da capo e ho rivisto sia il film di Zeffirelli, sia la serie tv con Ruth Wilson, che per me fin lì era Alison Bailey (e qui bisognerebbe aver seguito The Affair…), altro che bruttina.

Già, perché un elemento importante del personaggio originale è che Charlotte Brontȅ la volle non bella, per sottolineare il maggior valore delle sue qualità intellettuali.

Peggy Ann Garner (Jane Eyre) e Liz Taylor (Helen Burns) nel film del 1943

Ricordavo quindi perfettamente i maltrattamenti del collegio, l’amica morta insieme a lei nel letto, i capelli tagliati, Jane con il marchio di bugiarda, il timore che mi incuteva Rochester prima di innamorarmene anche io, il castello inquietante di Thornfield Hall, la risata satanica che proveniva dalla torre, la misteriosa Grace Poole, il fuoco di notte, il matrimonio distrutto, la vezzosa Adele, la cartomante.

 

La più coraggiosa dichiarazione
d’amore della letteratura

Samantha Morton e Ciarán Hinds nel film del 1997

E poi arrivava la dichiarazione d’amore di Jane, quella nel giardino, sotto la pioggia, eccezionale per passione e coraggio, perché Jane parla quando crede ormai di dover lasciar andare Rochester, per di più per una donna bella, ma futile e crudele.

Restare e non essere niente per voi? Credete che io sia un automa? Una macchina senza sentimenti? Pensate forse, dato che sono povera, insignificante e scialba, ch’io sia senza anima e cuore? Vi sbagliate!

Anch’io ho un’anima, proprio come voi! E ho un cuore! E se Dio mi avesse dato il dono di un po’ di bellezza e di ricchezza, avrei fatto in modo che anche per voi fosse difficile separarvi da me, come lo è per me.

Michael Fassbender e Mia Wasikowska nel film del 2011

Fu in quella stessa dichiarazione, nelle parole che gli grida subito dopo, che sentii per la prima volta l’emozione di una sintonia unica e viscerale.

Quando amore significa la consapevolezza, meravigliosa e dolorosa insieme, che solo un altro essere è stato creato per te e che quindi solo accanto a lui potrai essere felice.

Non vi parlo in virtù di abitudini, convenzioni e nemmeno da persona in carne ed ossa.


E’ il mio spirito che si rivolge al vostro, come se entrambi fossimo già passati attraverso le nostre tombe e ci trovassimo davanti a Dio… uguali, così come siamo.

Rochester non vincerebbe un premio per tatto e romanticismo – è colui che le dice: non siete più bella di quanto non lo sia io e persino al culmine della dichiarazione la definisce strana creatura, povera e umile, piccola e semplice – ma l’ardore con cui la ricambia non è da meno, giurandole di amarla più di se stesso e spiegandole che non saprebbe che farsene di una donna con un bel viso (ennesimo accenno poco gentile al fatto che lei non lo abbia) che non avesse anima o cuore, e che solo Jane con il suo sguardo pulito e la sua lingua eloquente, l’anima di fuoco e il carattere che si piega ma non si spezza, duttile ma solida, arrendevole ma costante, saprà renderlo felice.

PS Credo che se rileggessi Jane Eyre altre mille volte, continuerebbe ad appassionarmi fino all’ultima parola..