La “mia” Jane vive due secoli dopo, è quindi una ragazza di oggi alla quale accadono fatti molto più comuni. Però anche lei è giovane, sola e inesperta, anche lei dovrà fare scelte difficili e anche lei cadrà vittima di un sentimento potente e irrazionale per un uomo più grande che appartiene a un altro mondo. E anche lei troverà la forza per aprirgli il cuore contro ogni logica e affronterà ostacoli del tutto imprevisti arrivando a dover ricostruire completamente la propria vita.
Il “mio” Edo con Rochester ha in comune, oltre al nome di battesimo, solo una certa tendenza a essere brusco e
autoritario quando gli rompono le scatole. I suoi segreti e i suoi errori sono molto diversi, frutto però anche per lui della propria debolezza. La sua battaglia sarà cercare di tirarsene fuori. Più che un tipico eroe byroniano, è un tipico imprenditore rampante italiano, non proprio ligio alle regole e un po’ troppo attratto dalla trasgressione.
Serviva poi un bambino e così ho immaginato Nick, un nipote normale con tanto di mamma. Maschio perché il destino mi ha circondato di maschi e li conosco un po’ meglio. Una versione rivista della piccola Adele, il cui rapporto con Rochester non solo è poco chiaro – tutore? forse padre? semplice benefattore? – ma che viene trattata come una femmina capricciosa e sciocca e non come una donna che cresce. Di nuovo: l’epoca era quella che era e Rochester era un uomo di quel tempo.
Mi sono divertita a ricreare qualche scena, chissà se qualcuno le riconoscerà? C’è anche la cartomante, ma non è lui travestito, una delle parti più incredibili del romanzo originale che tuttavia è talmente affascinante e rivelatoria da farti dimenticare l’assurdità del contesto. E poi io sono cresciuta con Diabolik in mano e quindi sono ben disposta a credere che si ci possa fingere qualcun altro, solo con una maschera in viso e imitandone la voce.
Charlotte Brontȅ li aveva descritti entrambi privi di attrattive estetiche. Di Jane abbiamo detto, ma anche Rochester è dichiaratamente brutto, con lineamenti duri e severi e un torace deforme, definito un uomo di mezza età, anche se ha soltanto trentacinque anni (noi oggi alla mezza età ci arriviamo almeno quindici anni dopo). Per di più, tutt’altro che simpatico.
C’è da dire che cinema e tv sembrano aver tenuto conto del fatto che anche l’occhio vuole la sua parte. E se le diverse Jane che si sono succedute sugli schermi, bellissime, belle o graziose che fossero le interpreti, sono sempre state mortificate dall’acconciatura vittoriana e da abiti austeri, i vari Rochester hanno fatto sospirare molte spettatrici. Orson Welles e Ciarán Hinds possono essere catalogati, forse, tra i non belli che piacciono, ma per considerare mostruosi William Hurt, Timothy Dalton, Toby Stephens o Michael Fassbender ci vuole parecchio sforzo.
Sul web si trovano moltissime pagine dedicate proprio all’analisi ed alla comparazione dei personaggi nei diversi adattamenti che si sono succeduti per oltre un secolo. Sono scritti da lettori e lettrici appassionati del romanzo e ognuno ha le proprie preferenze ed interpretazioni. Per ciò che conta, la mia versione preferita è diventata quella con Michael Fassbender e Mia Wasikowska (2011), un’altra attrice che avevo conosciuto in una serie televisiva (In Treatment).
I “miei” Jane ed Edoardo li ho inventati liberamente, lei una diafana ragazzina inglese minuta e delicata, lui un italiano classico, bruno e seducente. Eppure, credo e spero, che qualcosa dei caratteri originali sia rimasto in loro.
PS E ora non resta che vedere chi avrà voglia di seguirli…